Cultura - Preziose testimonianze giudicali riaffiorano dagli scavi di piazza Manno
Gli scavi archeologici nella centralissima Piazza Manno di Oristano hanno consentito di riportare alla luce importanti testimonianze del periodo Giudicale. I risultati della
Data:
31 luglio 2002
Gli scavi
archeologici nella centralissima Piazza Manno di Oristano hanno consentito di
riportare alla luce importanti testimonianze del periodo
Giudicale.
I risultati della campagna di scavi sono stati presentati questa mattina durante una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il Sindaco di Oristano Antonio Barberio, il vice Sindaco Mauro Solinas, i Soprintendenti ai Beni Archeologici Vincenzo Santoni e ai Beni architettonici, al paesaggio e ai Beni storico artistici e demoantropologici Francesca Segni Pulvirenti e l’archeologo Raimondo Zucca.
Proprio il Professor Zucca ha avuto il compito di presentare alla stampa i reperti recuperati:
“L’Archeologia
Urbana rappresenta una delle nuove frontiere dell’archeologia, rivolgendosi al
recupero della memoria storica attraverso lo scavo dei siti pluristratificati,
ossia delle "città sovrapposte".
Tale è il
caso di Oristano trasformatasi da stazione stradale in età romana, a centro
autonoma in epoca bizantina, a capitale del regno giudicale d’Arborea a partire
dal
L’utilizzo
dell’Archeologia Urbana per conoscere la storia culturale, architettonica,
artistica di una città si è rivelata fondamentale a Roma come a Firenze, a Pisa
come a Padova, a Cagliari, Sassari, Olbia, Porto Torres e finalmente a
Oristano.
Poiché
l’Archeologia Urbana comporta disagi alla comunità cittadina è necessario che si
realizzi una partecipazione morale dei cittadini allo scavo, inteso come momento
imprescindibile di conoscenza.
A
Oristano, in Piazza Manno, da un anno
Lo scavo
appare indispensabile non solo a livello di conoscenza di questo sistema
difensivo articolato nel castello con
Si
tratterà, infatti, di studiare l’assetto della più importante piazza storica di
Oristano, delimitata da un lato dalle carceri (l’antico Palazzo giudicale),
dall’altro dalla scuola media Eleonora d’Arborea (l’antico convento di S.
Giovanni Evangelista).
I dati
fin qui acquisiti dagli scavi hanno offerto un quadro ben più dettagliato e per
diversi aspetti innovativo sulla torre e
La
sorpresa più importante riguarda la torre di San Filippo: la torre, infatti, nel
corso del XVIII secolo, subì un potente interro del suo basamento in relazione
ai lavori di bonifica della piazza, sicché nel 1907 abbattendosi la torre si
ignorò che in realtà la base della torre si conservava nel sottosuolo. Così 95
anni dopo la vandalica distruzione di San Filippo si è rivelata la sopravvivenza
del basamento della grande torre, con i suoi lindi paramenti in blocchi
squadrati di arenaria, perfettamente conservati. D’altro canto l’accesso
originario della torre venne tamponato forse nel '600 o nel ‘700, così da
privarci della documentazione di questa porta. Ora con gli scavi la porta
medioevale, attraverso la quale entrarono nel castello di Oristano gli eserciti
di Mariano IV e di Eleonora d’Arborea, va pian piano
rivelandosi.
Ma anche
Infine
deve sottolinearsi che grazie al razionale lavoro di archeologia urbana il
patrimonio archeologico di Oristano si è arricchito di un grandissimo numero di
reperti che vanno dall’età bizantina (VI-VII secolo) fino al XIX
secolo.
Una
magnifica fibbia di bronzo, simile ad esempi dell’agro di Tharros, ma anche della città
atlantica di Sala (odierna Rabat in Marocco), è il reperto più antico riferibile
alla ARISTIANIS bizantina, menzionata da Giorgio Ciprio nel VII
secolo.
Abbondante
è poi il prezioso vasellame di
produzione ligure e pisana (detto MAIOLICA ARCAICA) del tempo del Giudice
Mariano II, il creatore del sistema difensivo oristanese. Seguono le cangianti
ceramiche in blu e lustro (dorate)
del tempo di Mariano IV e di Eleonora d’Arborea: si tratta di vasi da mensa, che
comparivano sui tavoli dei Maiorales di Oristano, provenienti dalle botteghe
ceramiche del Levante spagnolo.
Assolutamente
eccezionale è uno spillone crinale in osso o avorio, che adornava la crocchia di
una nobile oristanese del tardo medioevo, decorata da una testina
femminile.
Finalmente
sono ritornati alla luce i curiosi vasi a decoro graffito ( un pesce, un gatto,
un uccello etc.) delle botteghe dei Congiolargios di Oristano del tardo
Cinquecento e del Seicento.
Ma gli
scavi hanno dimostrato che nella Oristano spagnola circolavano anche le
prestigiose ceramiche di Montelupo Fiorentino e gli azulejos, le ricche
mattonelle "smaltate" delle aristocratiche dimore
oristanesi.
Per l’età
sabauda sono ritornate in luce le numerose pipe in terracotta e le stoviglie 'a
macchie nere’ di larga diffusione.
Questo materiale non è per gli archeologi ma per il polo museale di Oristano, l’obiettivo da raggiungere per dotare la città di un ordinato sistema di musei che si affianchi al vecchio Antiquarium. Così Oristano potrà essere vincente in un brillante confronto con i nuovi musei della Sardegna, quale il Museo Archeologico Nazionale di Nuoro, aperto due settimane fa, e l’altro di Olbia, di prossima apertura.
Per realizzare tutto ciò, la sistemazione degli scavi, la progettazione della piazza Manno, l’avvio del programma museale, occorre l’unione di tutte le forze di Oristano e di tutti i cittadini di Oristano, affinché sentano l’orgoglio di essere eredi della storia narrata dalle pietre di Piazza Manno”.
Ultimo aggiornamento
23/03/2022, 09:30
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