Il 5 Luglio Fausto Amodei al Centro servizi culturali

Il Centro Servizi Culturali U.N.L.A. di Oristano tra la programmazione delle attività culturali estive, ha inserito un evento speciale: l’incontro con Fausto Amodei, dal titolo Dai Morti di Reggio

Data:
01 luglio 2011

Il Centro Servizi Culturali U.N.L.A. di Oristano tra la programmazione delle attività culturali estive, ha inserito un evento speciale: l’incontro con Fausto Amodei, dal titolo Dai Morti di Reggio Emilia al Cavalier, mentre l’Italia cambia, in collaborazione con la Biblioteca Gramsciana Onlus e la società Nur.

Martedì 5 luglio 2011, alle 18.30, nella Sala conferenze del Centro Servizi Culturali, in Via Carpaccio, 9 ad Oristano saranno presenti Fausto Amodei, Stefano Giaccone e Sergio Durzu, coordinati da Giuseppe Manias.

FAUSTO AMODEI, nato nel 1935 a Torino, è un cantautore e musicologo italiano. Suona la fisarmonica, il pianoforte e la chitarra. Laureatosi in architettura, continua la pratica musicale e inizia la sua attività politica nel movimento laico di sinistra Unità Popolare; divenendo anche deputato del PSIUP.
Il nome di Fausto Amodei è legato indissolubilmente a quello del gruppo dei Cantacronache, da lui fondato a Torino nel 1958 assieme a Michele Straniero, Giorgio De Maria, Margot, Emilio Jona, Sergio Liberovici, ed al quale contribuirono e collaborarono anche letterati e poeti del calibro di Italo Calvino e Franco Fortini, con l’intento di scrivere canzoni che si staccassero dagli standard dell'epoca, basati su melodie facili e testi d'amore, trattando anche tematiche politiche o d'attualità. È così che Amodei compose canzoni quali Il tarlo, feroce critica dell'economia capitalistica, La zolfara, cronaca di un incidente in miniera scritta da Amodei e Straniero e portata al successo da Ornella Vanoni nel 1961 o ancora Qualcosa da aspettare, riproposta nel 1964 da Enzo Jannacci.
Ciò che lo caratterizza è l’uso dell'ironia e della satira, influenzate certamente da Georges Brassens. Infatti, sul finire degli anni '50, Amodei scopre il repertorio del grande cantautore francese, del quale tradurrà diverse canzoni in lingua piemontese, traduzioni definite dallo stesso Brassens come tra le migliori mai eseguite in ogni idioma.
Nel 1960, in occasione dei moti popolari contro il governo di Fernando Tambroni, che coinvolsero molte città italiane con scontri sanguinosi, morti e feriti, scrive la sua canzone più famosa, Per i morti di Reggio Emilia, interpretata anche da Maria Carta, Milva e dagli Stormy Six.
La marcia della pace, incisa nel 1966 da Maria Monti, è contenuta nell’album Le canzoni del no, sequestrato in tutta Italia proprio a causa di questa canzone, i cui versi "E se la patria chiama, lasciatela chiamare" vengono giudicati come sovversivi.
L'album del 1972 Se non li conoscete, con l’omonima canzone è una feroce satira sul Movimento Sociale Italiano. Collabora con Donatella Moretti, scrivendo la canzone Per troppo amore, nell'album Conto terzi. Con il gruppo bolognese Canzoniere delle Lame scrive il disco Il prezzo del mondo. Nel 1975 riceve il Premio Tenco; l'anno successivo compone una cantata per sei strumenti e quattro voci intitolata Il Partito, ispirata alle memorie politiche di Camilla Ravera. Nel 1983 collabora con Raffaella De Vita per lo spettacolo antimilitarista ‘’Gli allegri macellai’’. Si defila poi dall'attività musicale attiva fino alla fine del 2005, riprendendo i concerti con l’uscita dell’album dall’ironico titolo “Per fortuna c'è il cavaliere”,.

STEFANO GIACCONE, Nato negli Stati Uniti, si trasferisce nel 1966 a Torino, dove, nel 1982, fonda i Franti, gruppo seminale per la scena rock indipendent, con suoni tra il folk e il jazz, sciolto nel 1987. Collabora, tra il 1990 e il 1993, con il gruppo punk Kina. Assieme al pianista Claudio Villiot pubblica un disco Corpi sparsi. Nel 1996, con il gruppo O Zoo No, allestisce lo spettacolo Han Shan dedicato a Jack Kerouac. L'anno seguente per Teatridithalia compone le musiche e va in scena al Teatro dell'Elfo di Milano con lo spettacolo Addio papà respiro di Ferdinando Bruni dedicato ad Allen Ginsberg. Pubblica nel 1997 il primo album solista Le stesse cose ritornano con lo pseudonimo di Tony Buddenbrook. Dopo 2 EP, nel 2003 ritorna con Tutto quello che vediamo è qualcos´altro, album di viaggi e ricerca interiore. Assieme a Mario Congiu pubblica nel 2004 Una canzone senza finale, disco di cover di brani minori. Partecipa al Mantova Musica Festival. Tras o montes, del 2006, legato alla tradizione dei folksinger americani (Phil Ochs) con arrangiamenti jazz, registrato tra il Galles e l'Italia assieme a Dylan Fowler, riceve ottime recensioni. Nel 2007, ispirandosi alla canzone d'autore e al melodramma, pubblica l'album Come un Fiore, un concept album sulla morte. Nel 2009, con il commediografo inglese Peter Brett, pubblica il disco sperimentale Viper Songs dove musiche e parole si alternano. Dell'anno successivo è il nuovo disco da solista Il giardino dell'ossigeno.

SERGIO DURZU, 31 anni, insegnante di storia e sviluppatore web, è il creatore e gestore da 7 anni del sito www.ildeposito.org, archivio di canti di protesta politica e sociale. Nel 2006 ha realizzato il documento "Fausto Amodei, uno chansonnier di protesta". Nel novembre del 2009 ha partecipato all'incontro "Se la vita ti dà uno schiaffo - Omaggio a Ivan Della Mea", a cura dell'Archivio Storico del Canzoniere delle Lame di Bologna.

GIUSEPPE MANIAS nasce ad Oristano nel 1969. Col fratello Luigi, gestisce la Biblioteca Gramsciana. Nel 2007 ha curato nel n. 60 dei Quaderni Tresso la bibliografia all’unico discorso parlamentare di Antonio Gramsci e nel n. 63, con un’introduzione di Aldo Borghesi, due saggi dal titolo “Antonio Gramsci e il movimento anarchico nel periodo de L’ordine Nuovo” e “Camillo Berneri tra Antonio Gramsci e Carlo Rosselli”. E’ spesso impegnato in convegni e in attività divulgative nelle scuole sul pensatore alerese.

 

 

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Ultimo aggiornamento

23/03/2022, 09:32