La festa della Liberazione nel nome di Flavio Busonera

Il Centro giovani intitolato all'eroe oristanese della Resistenza

Data:
25 aprile 2016

Lo Spazio Giovani di Sa Rodia da oggi è intitolato a Flavio Busonera, martire oristanese della Resistenza.
Il Comune, con un gesto simbolico e solenne, ha voluto ricordare il medicio pediatra antifascista nel giorno del 71esimo anniversario della festa della Liberazione.
Sono stati il Sindaco Guido Tendas e la nipote di Busonera, Federica, a scoprire la targa all'ingresso della struttura comunale.
Una scelta non casuale, quella del Centro giovani, dettata dalla volontà di dare alle nuove generazioni un simbolo di impegno civile, di sacrificio nel nome della democrazia e della libertà.
 
Busonera il 17 agosto di 72 anni fa, durante l’occupazione nazista, fu giustiziato a Padova dai fascisti che lo avevano catturato in una imboscata. In Veneto il pediatra, nato a Oristano alla fine dell’Ottocento, si era trasferito, costretto a lasciare la Sardegna perché, dopo la sua adesione al Partito Comunista, perseguitato dal fascismo.
 
Flavio Busonera ha dato il nome a ospedali, scuole, strade e piazze importanti. Fino a ieri però, Oristano, sua città natale, gli aveva dedicato solo il nome di una via nemmeno troppo centrale «come è accaduto anche per Antonio Gramsci» ha detto il sindaco Guido Tendas nel corso della cerimonia alla quale hanno partecipato alcuni parenti dell'eroe, tra cui le piccola Federica, mentre i figli, Maria Teresa e Franceso, che risiedono ancora in Veneto, hanno inviato una lettera di ringraziamento.
 
«Una giornata speciale e bellissima», è stato il commento di Carla Cossu, presidente provinciale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, intervenuta alla cerimonia seguita da tante persone comuni e qualche autorità, fra cui, gli assessori comunali Maria Obinu, Emilio Naitza ed Efisio Sanna; il commissario straordinario della Provincia, Massimo Torrente e il comandante della Capitaneria di porto, Giovanni di Nardo.
Allo studioso Beppe Meloni è stato affidato invece il compito di tracciare un ricordo del medico dei partigiani al quale, il dirigente scolastico Giampiero Enna ha anche dedicato una biografia che sarà presto pubblicata da una casa editrice oristanese.
La Banda Santa Cecilia ha introdotto la cerimonia con l'Inno di Mameli e con gli inni partigiani, da “Bella ciao” a “Fischia il vento”.
 
Il 25 aprile oristanese è preguito nel pomeriggio nella Sala consiliare del Comune, a Palazzo degli Scolopi, con una conferenza di studi storici del professor Filippo Focardi (Università di Padova – Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali) che ha presentato il saggio “Il cattivo tedesco e il bravo italiano” (Laterza editori). L’iniziativa è promossa dall’ISSASCO, dal Centro Servizi Culturali Unla, dal Comune di Oristano, da Nur s.n.c e dalla Biblioteca Gramsciana Onlus. Dopo i saluti di Giuseppe Manias (Biblioteca Gramsciana), Marcello Marras (Unla), di Walter Falgio (ISSASCO) e del Sindaco Guido Tendas, il libro è stato presentato Aldo Borghesi direttore dell’Istasac e dall’autore Filippo Focardi, docente dell’Università di Padova.

Il libro - Cattivo tedesco. Barbaro, sanguinario, imbevuto di ideologia razzista e pronto a eseguire gli ordini con brutalità. Al contrario, bravo italiano. Pacifico, empatico, contrario alla guerra, cordiale e generoso anche quando vestiva i panni dell’occupante. Sono i due stereotipi che hanno segnato la memoria pubblica nazionale e consentito il formarsi di una zona d’ombra: non fare i conti con gli aspetti aggressivi e criminali della guerra combattuta dall’Italia monarchico-fascista a fianco del Terzo Reich. A distinguere fra Italia e Germania era stata innanzitutto la propaganda degli Alleati: la responsabilità della guerra non gravava sul popolo italiano, ma su Mussolini e sul regime, che avevano messo il destino del paese nelle mani del sanguinario camerata germanico. Gli italiani non avevano colpe e il vero nemico della nazione era il Tedesco. Gli argomenti furono ripresi e rilanciati dopo l’8 settembre dal Re, da Badoglio e da tutte le forze dell’antifascismo, prima impegnati a mobilitare la nazione contro l’oppressore tedesco e il traditore fascista, poi a rivendicare per il paese sconfitto una pace non punitiva. La giusta esaltazione dei meriti guadagnati nella guerra di Liberazione ha finito così per oscurare le responsabilità italiane ed è prevalsa un’immagine autoassolutoria che ha addossato sui tedeschi il peso esclusivo dei crimini dell’Asse, non senza l’interessato beneplacito e l’impegno attivo di uomini e istituzioni che avevano sostenuto la tragica avventura del fascismo.

La festa della Liberazione nel nome di Flavio Busonera
La festa della Liberazione nel nome di Flavio Busonera  

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Ultimo aggiornamento

23/03/2022, 09:33