Fino al 2 ottobre le mostre "Di madre in madre" e "Il segno di Eva"

Si inaugurano lunedì 1° agosto, alle 19.30, nella Pinacoteca Comunale Carlo Continile mostre "Di Madre in Madre" e "Il Segno di Eva"

Cos'è

DI MADRE IN MADRE _ IL SEGNO DI EVA 

Oristano
Pinacoteca comunale “Carlo Contini”
1° agosto  – 2 ottobre 2016

 

Si inaugurano lunedì 1° agosto, alle ore 19.30, nelle sale della Pinacoteca Comunale “Carlo Contini” di Oristano, promosse dal Comune di Oristano, Assessorato alla Cultura in concomitanza e in collaborazione con Festival DROMOS giunto alla sua XVIII edizione, un’edizione tutta al femminile e che ha per titolo IL SEGNO DI EVA, due mostre:

  • Di Madre in Madre, della fotografa Anna Marceddu, accompagnata da un testo critico di Alessandra Menesini e, con lo stesso titolo del festival
  • Il Segno di Eva dell’artista sassarese Paola Giuseppina Moretti

Curate da Ivo Serafino Fenu, coprodotte dalla Pinacoteca Comunale e da Dromos Festival, col contributo della Fondazione di Sardegna, le due mostre si incontrano, con approcci molto diversi, all’interno di un festival di donne, inseguendo quel segno che, in una cultura millenaria declinata al maschile, è stato determinante a partire dal gesto dirompente dell’Eva biblica, un segno, spesso sottotraccia, teso alla ricerca affannosa di un’indipendenza inconcepibile senza la trasgressione a una coercizione o a una legge imposta, un “segno disubbidiente” in funzione della condizione specifica dell’essere umano: la libertà.

 

ANNA MARCEDDU
DI MADRE IN MADRE
Sono bellissime, queste donne di pietra e di carne. Scolpiti da mani antiche o dallo stratificarsi degli anni, i volti ritratti da Anna Marceddu tessono un filo che va “di Madre in Madre”. Ci sono Veneri e Dee, tra i simulacri dalle fattezze arrotondate o stilizzate in linee di sintesi perfetta, e a loro si legano le matriarche che hanno posato, con qualche ritegno, per la fotografa che chiedeva delle loro vite laboriose. Si è messa in ascolto, Anna Marceddu, e ha raccolto storie, sorrisi e malinconie. Nei suoi scatti, gli scialli neri e le crocchie bianche fermate dalle forcine, la signora con la stola di pelliccia, la desulese in costume, le artiste sullo sfondo delle loro opere. Appartengono alla stessa razza, le protagoniste di un reportage che azzera i millenni e accosta le immagini di figure femminili millenarie a quelle, più familiari ma non meno potenti, delle loro discendenti. «Io amo il loro lungo passo leggero», scrisse Giuseppe Dessì. Ammirato, anche lui, della loro delicatezza e potenza.Alessandra Menesini

Biografia
Anna Marceddu, nata a Ittiri (SS) nel ‘58, scopre la fotografia attraverso un lungo “viaggio” con i Rom di Cagliari. Si diploma nel ‘92 presso la scuola superiore di Comunicazione IED di Cagliari, con specializzazione in fotografia pubblicitaria. La sua precedente esperienza come libraia ha ispirato la ricerca sulle possibili relazioni tra immagine e parola scritta, ricerca fotografica che la porterà a collaborare con diversi editori italiani per la realizzazione di mostre nazionali e internazionali su libri, scrittori e copertine di libri. Per più di dieci anni le sue fotografie sono raccolte in varie pubblicazioni che raccontano molti aspetti della Sardegna, dalle botteghe, ai mercati, alle biblioteche. Negli anni 2000 inizia la collaborazione con il Polo Telematico di Tiscali. Parallelamente, la sua attenzione all’ambito culturale la porta a collaborare con artisti e scrittori, come Ottavia Piccolo, Massimo Carlotto e Paolo Fresu. Dal 2006 al 2012 cura gli Archivi fotografici del Modigliani Institut Archives Légales Paris-Rome, Roma. Nel 2014 realizza il progetto Di Madre in Madre tra Gavoi, Sarule Mamoiada, Desulo, Orune, Dorgali, Fonni e altri paesi della Barbagia che sfocerà nella mostra omonima presso il Polo Telematico “Sa Illetta” Tiscali. Nel 2015 si occupa della documentazione fotografica per la realizzazione dei cataloghi delle artiste Rosanna Rossi e Anna Saba, inizia una collaborazione con la Regione Piemonte per lo spettacolo I 4 Soli, presso il Teatro Alfieri di Asti e realizza la mostra Fiori di Campo – viaggio fotografico tra i Rom.

 

PAOLA GIUSEPPINA MORETTI
IL SEGNO DI EVA
Fu Gustave Courbet, nel lontano 1866, a sdoganare – seppur a fronte di una committenza privata e in una collezione d’arte caratterizzata da soggetti prevalentemente erotici – la raffigurazione di una vulva femminile. Non che mancassero i precedenti, soprattutto nella pittura borghese ottocentesca, bigotta e morbosa quanto ridondante di nudi femminili.  Fu lui, col suo crudo realismo scevro da ogni infingimento mitologico, a mostrarci quelle gambe delicatamente divaricate, quell’inquadratura e quella definizione tali da suggerire l’immediatezza e l’oggettività di un’istantanea fotografica, fu lui a superare il limite, a portarci, visivamente, esteticamente ed emotivamente, a un punto di non ritorno: all’origine del mondo. Ma archetipali e potenti, per tutte le civiltà antiche furono – a prescindere dalla costante erotica – i poteri apotropaici del sesso femminile: dal placare le onde del mare al fecondare le messi, dallo scacciare il male all’infliggerlo, dal catalizzare forze oscure e devastanti allo sconfiggerle. L’ostentatio della vagina unisce dunque culture millenarie e contemporaneità, rituali che si perdono nella notte dei tempi e performance d’arte contemporanea, come quelle proposte da Marina Abramovic in Balkan Erotic Epic, divenendo, inevitabilmente, l’organo genitale femminile, il segno di Eva per antonomasia. Ironico, giocoso, irriverentemente pop è, invece, l’approccio all’”oscuro oggetto del desiderio”, proposto da Paola Giuseppina Moretti, nel quale l’oggetto da oscuro si fa luminoso, policromo e polimorfo, contaminativo, capace di fondere mondo animale e vegetale, naturale e artificiale, allo stesso tempo microbiotico e macroscopico. Il biomorfismo oggettuale proposto dalla Moretti unisce generi e significati, arte e scienza, Mirò e Pasteur, l’erotismo visionario e psichedelico di Yayoi Kusama e la più spericolata e imprevedibile manipolazione genetica. Femina ludica capace di giocare con la propria intimità e con i più radicati stereotipi della femminilità eppure, in tanta trasgressiva inverecondia, capace ancora di ammaliare, di attrarre a sé e in sé: manipolatrice, come una novella Circe sa riscrivere, col linguaggio della contemporaneità, un segno di Eva seducente e fatale.
Ivo Serafino Fenu

Biografia
Paola Giuseppina Moretti è nata ad Alghero nel 1973 e frequenta l’Accademia di Belle Arti di Sassari nella scuola di Scultura. Ha partecipato a numerose mostre collettive e manifestazioni tra le quali si segnalano: L’idea presso l’ex centrale elettrica di Ozieri nel marzo aprile 2013; Young Accademy presso la Sala Duce di Palazzo Ducale a Sassari nel 2014; Post Yuman in occasione del “Sardegna Pride” di Alghero nel 2014. Ha ricevuto inoltre la Menzione premio nazionale delle arti X edizione 2012/2013 di Bari e ha partecipato al FISAD 2015, festival internazionale delle scuole d’arte e design, dal titolo “Il senso del corpo” nel luglio 2015 a Torino. Con Il Segno di Eva, presso la Pinacoteca comunale Carlo Contini di Oristano, in occasione della XVIII edizione del Festival Dromos dal titolo omonimo, l’artista si proporrà al pubblico, per la prima volta, con una personale che invaderà una delle sale della Pinacoteca con un’installazione ironica, giocosa, irriverentemente pop, composta da variopinti oggetti in gomma piuma allusivi all’organo genitale femminile.

 

Per informazioni:

tel. 0783 791262

Mail: pinacoteca@comune.or.it

         PINACOTECA-CARLO-CONTINI

 

Sede delle mostre

Pinacoteca comunale “Carlo Contini” – Hospitalis Sancti Antoni, Via Sant’Antonio, Oristano (OR)

DATE:           1° agosto – 2 ottobre 2016

ORARI:          lun-dom 10.00/13.00 – 17.00/20.30

Fino al 2 ottobre le mostre "Di madre in madre" e "Il segno di Eva"
Fino al 2 ottobre le mostre "Di madre in madre" e "Il segno di Eva"  

Date e orari

01
ago/16

ore 13:30 - Inizio evento

02
ott/16

ore 13:30 - Fine evento

Documenti

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento

22/03/2022, 11:42