Commercio - Il Sindaco Barberio e l'Assessore Vidili difendono l'apertura domenicale
In questi giorni l’Amministrazione comunale - ed in particolare l’Assessorato ricoperto da chi scrive - sono oggetto di polemiche
Data:
08 settembre 2006
In questi giorni l’Amministrazione comunale - ed in particolare l’Assessorato ricoperto da chi scrive - sono oggetto di polemiche - talora approssimate e tutt’altro che garbate - da parte di soggetti o gruppi che, fumosamente e con azzardo, reclamano il rispetto delle leggi e denunciano che l’Assessore non ha rispettato le stesse. È mio desiderio perciò – con l’aiuto dei mass media – fare chiarezza, tenendo conto innanzitutto che abbiamo la responsabilità e il dovere di rappresentare le aspettative e le necessità della piccola, media e grande distribuzione, dei cittadini, dei lavoratori e dei disoccupati.
Oristano è città turistica ed in quanto tale beneficia di una certa discrezionalità sotto il profilo dell’offerta dei servizi commerciali. Con questo spirito la Legge regionale (all’art. 5, comma 6) dice espressamente che i Comuni possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale, così come hanno già fatto i Comuni di Carbonia, Olbia, Cagliari, Alghero, Sestu, Quartu, Porto Torres ad altri centri. Lo stesso ha fatto Oristano, con la massima trasparenza e democraticità. Non agire in questa direzione significherebbe creare il presupposto per un danno economico ed occupazionale: abbassare le saracinesche degli esercizi commerciali non significa certo modernizzare il settore commerciale, lasciando ad altre città i benefici di raccogliere la domanda di beni e servizi; diminuire il fatturato delle attività che operano ad Oristano significa far scendere gli introiti e non accrescere i posti di lavoro che gravitano sul commercio, sia direttamente sia per indotto. La migrazione verso i centri commerciali aperti è un dato di fatto acquisito.
La legge 4 luglio 2006, n. 223 (legge Bersani) dispone interventi urgenti per lo sviluppo, la crescita e la promozione della concorrenza e della competitività, per la tutela dei consumatori e per la liberalizzazione dei settori produttivi. Ora, la legge regionale preferisce la strada disomogenea e disaggrega il piccolo e medio commercio dalla grande distribuzione, mettendo di fatto un Comune contro l’altro, un’impresa contro l’altra. Si reclama che occorre seguire la strada della concertazione: questo si è fatto, in modo trasparente, democratico, allargata a tutti i soggetti, perché il Comune tutti rappresenta e tutti deve ascoltare, anche se la demagogia è tipica della campagna elettorale.
Infine, il problema vero: quello di dare più opportunità a chi è in cerca di lavoro. Il commercio rappresenta un anello fondamentale (forse il più importante) dell’economia privata di Oristano e della provincia. S’invoca una politica a favore dell’occupazione. Bene. Ecco allora che tutelare tutto il commercio significa tutelare chi vi lavora, anche a tempo determinato, e chi lavora nell’indotto (trasporti e servizi di contorno) offendo – peraltro – maggiori opportunità alle famiglie che (anche nei giorni festivi) possono usufruire dell’apertura degli esercizi commerciali. Questo, infatti, è emerso in sede di concertazione, con trasparenza e legalità. Non va infine trascurato che si è in attesa della rivisitazione della stessa normativa regionale sarda (fin qui improvvisata, superficiale ed emanata senza la dovuta concertazione, almeno coi Comuni capoluogo) affinché essa sia omogenea nel territorio regionale e in linea anche col dettato nazionale. Pertanto, dopo aver sentito il parere delle Organizzazioni di categoria, sindacali e dei consumatori, si è ritenuto opportuno – così come in altri Comuni della Sardegna – lasciare libertà di scelta agli operatori commerciali, senza imporre niente a nessuno, con l’obiettivo di tutelare gli interessi della nostra economia e per non aggravare la crisi occupazionale del nostro territorio.
Ultimo aggiornamento
23/03/2022, 09:31
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