Cultura - Dal 2 al 14 Settembre nel Salone San Domenico la mostra sul megalitismo Le orme dei giganti

Martedì 2 Settembre nel salone San Domenico di Oristano sarà inaugurata la mostra “Le orme dei giganti” curata dall’Assessorato ai Beni culturali della Regione Sicilia

Data:
01 settembre 2008

Martedì 2 Settembre nel salone San Domenico di Oristano sarà inaugurata la mostra “Le orme dei giganti” curata dall’Assessorato ai Beni culturali della Regione Sicilia e dalla Soprintendenza dei beni culturali e artistici di Trapani e proposta a Oristano dall’Assessorato comunale alla Cultura.
La mostra tridimensionale sul megalitismo preistorico in Europa sarà visitabile dal 2 al 14 Settembre tutti i giorni dalle 11 alle 13 e dalle 19 alle 22.
Il progetto culturale della Regione Sicilia è stato presentato questa mattina durante una conferenza stampa dal Sindaco Angela Nonnis, dall’Assessore alla Cultura Tonino Falconi, dal Soprintendente del mare della Sicilia Sebastiano Tusa, dal direttore del Servizio archeologico e dal Dirigente del Servizio storico artistico della Soprintendenza Beni culturali e ambientali di Trapani Rossella Giglio e Luigi Biondo, dalla direttrice del Museo di Terrasini Valeria Livigni, da Alessandro Usai della Sovrintendenza archeologica della Sardegna, Alberto Moravetti del Centro interdipartimentale per l’archeologia delle isole del Mediterraneo occidentale dell’Università di Sassari e dal Professor Raimondo Zucca dell’Università di Sassari.
La mostra “Le orme dei Giganti” è un progetto dell’Assessorato ai beni culturali della Regione Sicilia e della Soprintendenza ai Beni culturali, artistici e architettonici di Trapani, finanziato con fondi del POR Sicilia 2000 – 2006 per l’internazionalizzazione della cultura e della società regionale.
Questo progetto, ideato dal professor Sebastiano Tusa e dall’architetto Luigi Biondo è realizzato secondo una metodica di confronto architetturale e semantico, nasce dalla necessità di far conoscere a livello nazionale, ma soprattutto a livello internazionale, le testimonianze megalitiche della Sicilia, cioè i sesi di Pantelleria.
Si tratta di una mostra itinerante, che dopo Palermo arriva a Oristano e poi si sposterà a Cordoba, in cui sono presenti ricostruzioni megalitiche virtuali che hanno carattere divulgativo con valenza documentaristica scientifica. Per rendere il tutto non ancorato ai luoghi e all’intervallo temporale del progetto, la mostra è accompagnata da un testo oggetto di divulgazione scientifica.
Il megalitismo è la più antica sperimentazione dell’arditezza umana nella celebrazione dei propri miti e delle proprie paure. Si rimane incantati dagli infiniti allineamenti di centinaia di menhir a Carnac, dai circoli di Stonhenge e delle Orcadi, dall’imponenza dei menhir bretoni o dai dolmen armoricani, sardi e corsi. Altrettanto impressionanti sono stati per l’uomo del passato, come del presente i templi megalitici maltesi, i nuraghe della Sardegna, le torri della Corsica ed i sesi di Pantelleria. Un corpus di architetture gigantesche che ancora oggi lasciano dubbiosi sia riguardo alla loro manifattura, sia alla loro funzione effettiva. Monumenti sui quali, soprattutto nell’Europa centro settentrionale e nelle isole britanniche, si sono costruiti i miti e leggende.
Elevare un menhir verso il cielo significava apporre al territorio il proprio segno umano. Giustapporre una grande lastra orizzontale su due verticale (dolmen) significava opporre alla morte l’immortalità creando un sepolcro che doveva perpetrare nel tempo il ricordo dell’eroe o del capo. Porre tante pietre allineate o in circolo costituiva il tentativo di consacrare un luogo delimitandolo ed orientandolo verso i lontani capolinea celesti da cui si credeva provenisse l’energia vitale.
Non vi può essere, quindi, una spiegazione univoca per comprendere questi monumenti della preistoria mondiale, certamente per i nostri più antichi antenati europei fu il modo primordiale per manifestare la supremazia dell’uomo sulla natura, allora avversa ed insidiosa, il veicolo aulico e impressionante attraverso cui esprimere miti e credenze.
Indubbiamente formale è il ricorso al megalitismo per i sesi di Pantelleria, veri e propri tumuli megalitici solo per la forma esterna riconducibili lontanamente ai nuraghe sardi, alle torri corse e alle navetas baleariche. Qui non si trattava di seguire una moda, bensì di sfruttare una tecnica per realizzare, laddove era impossibile intagliare facilmente la roccia come nei basalti di Pantelleria, le grotticelle artificiali che costituivano la costumanza funeraria tradizionalmente patrimonio dei portatori della cultura sesiota di origine siciliana.

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Ultimo aggiornamento

23/03/2022, 09:32