Cultura - Presentato il Progetto Phoinix Parco Fluviale Fenicio

L'ambito paesaggistico n° 9 «Golfo di Oristano» tra i suoi indirizzi individua la valorizzazione globale dei tre centri fenici di Tharros, Othoca e Neapolis, la creazione di un sistema

Data:
07 marzo 2006

L'ambito paesaggistico n° 9 «Golfo di Oristano» tra i suoi indirizzi individua la valorizzazione globale dei tre centri fenici di Tharros, Othoca e Neapolis, la creazione di un sistema museografico fenicio del golfo di Oristano, la riqualificazione delle pinete costiere del compendio di Torre Grande e la creazione di un parco fluviale del Tirso.

Il parco fluviale del Tirso è già individuato come elemento cardine di una valorizzazione del paesaggio dell'asta terminale del fiume nel Piano Urbanistico Comunale di Oristano, riadottato dal C.C. di Oristano il 17 febbraio 2006. Lo stesso piano evidenzia la sommatoria degli aspetti ambientali, paesaggistici, agricoli ed economici della estrema valle del Tirso rilevandone la prospettiva di uno sviluppo sostenibile attraverso la creazione del parco.

D'altro canto la Regione Autonoma della Sardegna, con deliberazione di Giunta Regionale n° 36 del 26 luglio 2005, ha stabilito la istituzione di un futuro Museo della civiltà fenicia della Sardegna «al centro del litorale del golfo [di Oristano], con l'orizzonte aperto sui colli di Tharros e sulle lagune di Neapolis».

Lungi dall'essere in contraddizione fra loro, gli aspetti paesaggistici e quelli culturali dell'asta terminale del fiume Tirso si compongono in una singolare unità che assume come valenza prioritaria il segno «fenicio» (PHOINIX).

Lo stacco esistente tra l'area urbana di Oristano e la borgata marittima di Torre Grande, rende inefficace la valorizzazione e fruizione dell'ambito paesaggistico costiero, caratterizzato da un sistema dunale, da vaste pinete costiere, dalle zone umide, dai beni archeologici e architettonici (pozzo di età romana e medievale, torre di difesa costiera di Torre Grande).

D'altro canto lo straordinario valore ambientale, percettivo e agricolo dell' area fluviale del Tirso nella sua sezione finale sfugge alle comunità urbane che ignorano il luogo della foce.

Il parco fluviale fenicio risponde all'esigenza di dotare la città di un vastissimo parco urbano, che ad un tempo sia luogo del lavoro agricolo di qualità, luogo di eccezionale valore ambientale e luogo culturale in quanto introduttivo alla marina di Torre Grande, che diverrebbe così il quartiere costiero di Oristano, sede di servizi urbani, a partire dal Museo della civiltà fenicia del Mediterraneo con le strutture universitarie correlate a corsi di Scienze dei Beni Culturali.

 

Ruolo dell'intervento rispetto al quadro strategico generale

L'area vasta del parco fluviale fenicio risulta compresa fra la Traversa di Santa Vittoria e la foce del Tirso, un ambito costituito di depositi alluvionali di argille siltose, sabbie fini con limi e argille o direttamente da argille e limi, entro i quali scorre il fiume Tirso. L'ambito è marginato da depositi ciottolosi ben costipati su cui si sono attestati, su l'una e l'altra riva del Tirso, i centri di Zerfaliu, Solarussa, Siamaggiore, Massama, Nuraxinieddu, Donigala Fenughedu, Cabras in riva destra, e gli abitati di Oristano, Santa Giusta, Sili, Simaxis, Ollastra in riva sinistra. Il parco, in base all'indirizzo specifico dell'ambito paesaggistico n° 9 del PPR, è in nuce di carattere intercomunale, poiché ogni centro citato dovrà disporre di una «porta» al parco.

L'utilizzo del fiume Tirso ad opera dei Fenici fissati a Tharros e a Othoca dall'VIII secolo a.C. D'altro canto, attraverso l'estuario del Tirso si poteva risalire all'interno della laguna di Santa Giusta, sede del porto di Othoca.

Il parco assume una valenza agricola, ambientale e culturale, che assicurerà la valorizzazione economica e paesaggistica dell'area vasta, anche con la condivisione di un marchio di qualità dei prodotti della bassa valle del Tirso.

 

Il contesto urbano

Il progetto, inteso come elemento di sviluppo urbano e di area vasta, ha come obiettivo la ricostituzione di Oristano come città costiera, utilizzando il parco agricolo - ambientale e culturale del Tirso come perno della nuova dimensione urbana che riassorbe l'antico «quartiere» marittimo di Torre Grande, aperto al rapporto paesaggistico, culturale ed economico con Santa Giusta e Cabras.

Il segno di questo viaggio verso il mare, attraverso il parco, è costituito da una strada caratterizzata dai phoinikes, ossia i palmizi.

La palma -phoinix si assume come logo di qualità del parco del Tirso, avviando un processo di qualificazione dell'agricoltura del parco e dei suoi prodotti (riso, prodotti orticoli).

L'ingresso del parco acquisisce il ruolo di nuova «porta maris» (porta del Mare), la porta della cinta muraria di Oristano, del 1293, che conduceva al mare, distrutta nel 1906. La porta del parco Phoinix (ossia, in greco, palmizio, fenicio e rosso porpora) sfrutta gli alti palmizi di S. Martino per introdurre la strada dei Fenici, caratterizzata da questa essenza, propria del paesaggio fenicio, assicurando un simbolico ritorno al mare, da cui giunsero del 1070 i Tharrensi che si trasferirono in Oristano.

La strada, ombreggiata dalle palme, quasi oasi di sosta, e ricalcante un'antica via che guadava il Tirso, valicherà il fiume con una passerella in legno, realizzando materialmente il collegamento con la foce del Tirso, le pinete litoranee e il «quartiere» urbano di Torre Grande. Lungo il percorso segni di land art assicureranno la visione della via fenicia verso il mare di Tharros, Othoca e Neapolis, le tre città dei Fenici sul golfo di Oristano.

Il tipico paesaggio fenicio delle lagune, del fiume, e delle spiagge basse sarà lo sfondo della struttura urbana del Museo della civiltà fenicia del Mediterraneo, previsto dalla deliberazione di G. R. n. 36 del 26 luglio 2005.

 

Il paesaggio fenicio del parco fluviale

Il viaggio attraverso il fiume sino al mare è innanzitutto un viaggio nel tempo che consente la riacquisizione da parte della città di Oristano del suo originario destino costiero, cui partecipano in pieno Santa Giusta (con Othoca) e Cabras (con Tharros).

Il luogo della foce si presenta come il paesaggio fenicio par excellence, fra specchi d'acqua lagunari separati dal mare da sottili tomboli, il grande fiume e il rotondo golfo di Oristano, limitato dal caput Neapolis (il promontorio della Frasca che chiude il porto della fenicia Neapolis) e il capo San Marco, la sede della fenicia Tharros.

E' il paesaggio delle spire del fiume Lixus, individuato come il serpente del mito greco che protegge il giardino delle Esperidi, dove fu la fenicia Lixus, in Marocco, presso l'Oceano Atlantico.

E' il paesaggio dell'arcipelago Gaditano, della fenicia Gadir (odierna Cadiz, in Andalusia) tra la foce del Rio Guadalete e gli stagni e i palmizi che circondano le antiche isole sacre dei Fenici, ora saldate alla terra dagli apporti alluvionali.

E' il paesaggio di Cartagine serrata tra il mare Africo, la laguna di Tunisi e gli specchi d'acqua del porto militare e di quello mercantile.

E' ancora il paesaggio della fenicia Utica, un tempo alla foce del fiume Bagrada (odierna Mejerda) tra stagni e saline.

In Sicilia riconosciamo lo stesso paesaggio nell'isolotto di San Pantaleo, sede della fenicia Mozia, nello stagnone di Marsala, fra le acque immote e i cumuli di sale protetti dai tegoli rossi.

E vediamo il paesaggio delle lagune a Sulki, la più antica fondazione fenicia di Sardegna, e ancora a Bithia, presso il Rio di Chia e lo Stagno dallo stesso nome, a Karales, fra la vasta laguna di di Santa Gilla e le saline di Molentargius.

Il viaggio a ritroso lungo il fiume può assumere come segni del paesaggio i phoinikes, ossia i palmizi, che recano lo stesso nome dei Phoinikes, i Fenici, che tra l' altro assunsero il palmizio nella loro monetazione (con i Cartaginesi) e nella loro produzione artistico- religiosa (palme nelle stele del tofet, il santuario urbano dedicato agli infanti morti primi dell'iniziazione e consacrati a Baal e a Tanit).

Un cespo di palme sussiste ancora in golena, presso la riva sinistra del Tirso, non lungi dal Ponte Grande, a segnare quest'elemento proprio del paesaggio fenicio.

Oltre la foce, inoltrandosi verso il rimboschimento a pini, che potrebbe ripetere il paesaggio vegetale delle coste della Sardegna, così come di molti litorali del Mediterraneo, alcune radure propongono la necessità di un intervento di riqualificazione, in sintonia con il segno dei Fenici.

E' possibile immaginare una grande piazza o spiazzo che ripeta la geografia del mediterraneo e dell'atlantico fenicio, con i segni-simbolo dei principali porti dei Phoinikes, dagli obelischi di Biblo, alla stele del tofet di Cartagine, al Melqart di Gadir, oltre le colonne d'Ercole.

In questo bosco mediterraneo sarebbe possibile ripercorrere le rotte dei Fenici, ascoltando l'esametro greco dell'Odissea con la storia dell' astuto Odisseo vittima dei pirati fenici, o le lamentazioni di Ezechiele che profetizzano la fine dell' orgogliosa città di Tiro.

Ancora lungo il cammino spazio - temporale è possibile presentare un altro segno dei Phoinikes, il popolo di Ugarit in bronzo, coronato dalla lebbadé in oro, come nella mostra fenicia di Palazzo Grassi.

Il viaggio lungo il fiume e sull'acqua si conclude nel grande Museo della civiltà fenicia Mediterranea.

 

Il Museo della Civiltà Fenicia Mediterranea

La Regione Autonoma della Sardegna, con deliberazione di Giunta Regionale nr. 36 del 26 luglio 2005, ha stabilito la istituzione del Museo della civiltà fenicia della Sardegna «al centro del litorale del golfo [di Oristano], con l'orizzonte aperto sui colli di Tharros e sulle lagune di Neapolis».

La struttura museale deve essere allogata nell'area prossima al porticciolo turistico di Torre Grande, al termine dell'itinerario del parco fluviale del Tirso e delle pinete di Torre Grande, in relazione al «paesaggio fenicio» delle aree umide, della foce del Tirso, delle dune sabbiose piantumate a pinete (essendo il pino strettamente connesso alla carpenteria navale fenicia in tutto il Mediterraneo), del golfo di Oristano serrato dal Capo S. Marco di Tharros e dal Capo Frasca di Neapolis, presso il porticciolo che perpetua il modello di approdo delle navi fenicie a questi lidi.

La struttura dovrà estendersi per circa 3.000 metri quadrati con spazi destinati a:

A) ESPOSIZIONE MUSEALE
B) MOSTRE TEMPORANEE
C) UFFICI DEL MUSEO
D) SALE DI STUDIO E DI RICERCA

E) LABORATORI GRAFICO, FOTOGRAFICO, INFORMATICO E DI RESTAURO

F) DEPOSITI.

G) STRUTTURA UNIVERSITARIA relativa al CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DEI BENI CULTURALI (Archeologia subacquea), GEMMATO DALL' UNIVERSITà DI SASSARI, NELLO STESSO AMBITO DEL MUSEO DELLA CIVILTà FENICIA IN SARDEGNA, AL FINE DI COSTITUIRE UNA SINERGIA TRA I LABORATORI, BIBLIOTECHE, DEPOSITI DI MATERIALI ARCHEOLOGICI, E TUTTTE LE ATTIVITà DIDATTICHE E DI TIROCINIO SPECIFICHE DEI CORSI DI LAUREA IN BENI CULTURALI. 

 

Il carattere innovativo del Museo dovrà essere insito nella narrazione del mare dei Fenici, da Oriente al varco delle Colonne di Herakles - Melqart aperte sul «fiume Oceano».

 

La struttura universitaria in seno al Museo della civiltà fenicia

L'Università e l'Archeologia Subacquea.

La ricerca scientifica delle Università e degli Istituti di Ricerca ha consentito l'incremento quantitativo e qualitativo delle nostre conoscenze.

Si deve menzionare in primo luogo l'operosità scientifica di Piero Alfredo Gianfrotta, autore di lavori fondamentali nel campo dell'archeologia subacquea inerenti anche numerosi siti e materiali subacquei della Sardegna. A lui si deve l'attivazione, nel 1992, del primo insegnamento di Archeologia Subacquea nel Vecchio Ordinamento Universitario e l'istituzione del primo Corso di Laurea in Archeologia Subacquea dell'Università italiana, nell'Ateneo della Tuscia, cui sono seguiti il curriculum di Archeologia Navale nell'ambito della Classe 13 (Laurea in Scienze dei Beni Culturali) dell'Università di Bologna - Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna (sede gemmata di Trapani) e il curriculum di Archeologia subacquea nell'ambito della stessa classe 13 dell' Università di Sassari (sede gemmata di Oristano). Quest'ultimo curriculum è stato attivato a partire dall' Anno Accademico 2004-2005 e si avvale della collaborazione del Comando Regionale della Guardia di Finanza e delle Soprintendenze Archeologiche della Sardegna.

In sostanza nel panorama della formazione universitaria italiano si hanno appena tre corsi di laurea (o curricula di corsi di Laurea della classe 13 delle Lauree triennali) inerenti l' archeologia subacquea o l' archeologia navale.

L'Università di Sassari è l'unica sede universitaria della Sardegna che abbia avviato un proprio curriculum di Archeologia subacquea (sede gemmata di Oristano) finalizzato alla alta formazione professionale in tale campo da destinarsi alle Soprintendenze archeologiche, ai Musei di archeologia subacquea, ai Parchi Nazionali marini, ricchi di testimonianze archeologiche, alle Forze dell'Ordine destinate alla repressione dei furti e dei danneggiamenti del patrimonio archeologico sommerso.

 

Redazione del Progetto di Qualità

La redazione del progetto di qualità è effettuata dall'Ufficio Tecnico del Comune di Oristano con il coordinamento scientifico del Dipartimento di Architettura e Pianificazione dell'Università di Sassari (Proff. Vanni MACIOCCO e Raimondo ZUCCA, con la consulenza dei Proff. Sandro DETTORI e Nicola SECHI) e la collaborazione dell’Equipe formata dall’Arch. Maura FALCHI, dall’Arch. Vladimiro FRAU, dall’Ing. Elisa MURA, dall’Arch. Silvia OPPO, dall’Arch. Franca PERRA, dall’Arch. Pier Paolo PERRA, dall’Arch. Gianfranco SANNA, dall’Ing. Silvia SERRELI, in sinergia con la Società AYMO Consulting Srl (Dott. Eugenio AYMERICH e Dott. Francesco ASQUER), titolare della convenzione con il Comune di Oristano per lo studio di fattibilità del Museo della Civiltà Fenicia della Sardegna.

 
 

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento

23/03/2022, 09:31