In Consiglio comunale confronto con l'Assessore Doria sulla crisi della sanità

Per l'Assessore regionale il rilancio può avvenire attraverso la riorganizzazione territoriale, gli incentivi economici e l'attrattività delle sedi periferiche

Data:
16 marzo 2023

I problemi della sanità a Oristano sono stati al centro del confronto tra il Consiglio comunale e l’Assessore regionale alla Sanità Carlo Doria.

“Ringrazio l’Assessore Doria che ha prontamente accolto il nostro invito per ascoltare la voce dei rappresentanti della città e per dire quali sono le azioni che sta realizzando e quelle che sta programmando per affrontare la crisi che investe il sistema sanitario territoriale - ha detto il Sindaco Massimiliano Sanna introducendo i lavori -. È la seconda volta in poche settimane che l’Assessore si rende disponibile a confrontarsi con noi, per ragionare sulle cause della crisi, per ascoltare le esigenze del territorio e per programmare le soluzioni. Il suo compito, così come il nostro, non è semplice, ma aprirsi al confronto è sicuramente la strada più corretta, forse scomoda, ma doverosa e trasparente nei confronti della comunità che rappresentiamo e che tuteliamo. Oggi siamo qui per discutere della crisi che colpisce il sistema sanitario territoriale, una questione che riguarda direttamente la salute e il benessere dei nostri cittadini. Dall'Assessore alla Sanità non ci aspettiamo ricette miracolose, ma siamo certi che grazie alla sua competenza concluderemo questa riunione con molti elementi utili a conoscere il programma delle sue azioni politiche e a capire in che modo la Regione intende fronteggiare la situazione”.
“Oggi non serve fare l’elenco delle tante carenze né presentare la lista della spesa – ha proseguito il Sindaco Sanna -. I problemi sono noti a tutti, li abbiamo elencati tante volte anche in quest’aula, e in primo luogo a chi ha in carico la gestione della sanità sarda. All’Assessore Doria non serve certo sapere da noi che l’ospedale più importante della provincia, il San Martino, soffre di una grave carenza di medici e di operatori sanitari, o che esiste il problema dei medici di base e quello dell’assistenza territoriale. Né a noi serve sapere che la carenza di medici deriva dalla cattiva programmazione sanitaria nel corso degli anni. Queste sono cose note a tutti. Occorre essere pragmatici e capire come trovare soluzioni e breve, medio e lungo periodo. Credo sia più utile avere un quadro generale che ci consenta di capire come fermare un processo che non vorremmo fosse irreversibile, quali azioni si stanno compiendo per reclutare medici e riportarli nelle sedi periferiche, in che modo si vogliono superare le crisi più profonde. Il nostro territorio ha bisogno di una sanità efficiente e capace di rispondere alle esigenze della popolazione, ma purtroppo le criticità sono evidenti e preoccupanti. È nostro dovere come amministratori pubblici prendere in considerazione ogni possibile soluzione per garantire il diritto alla salute dei nostri cittadini. Confido che questa seduta sia un'occasione di confronto costruttivo per trovare insieme le migliori soluzioni per superare questa difficile situazione”.

Dal Consiglio comunale sono poi arrivate numerose valutazioni, segnalazioni e richieste, per capire come superare lo stato di crisi della sanità.

“Abbiamo poche domande da fare, siamo stanchi di farle – ha detto Efisio Sanna (Oristano più) -. Non è la prima volta che questo consiglio si occupa di sanità e si confronta con gli assessori regionali, eppure le cose sono cambiate poco. Voglio ricordare all’Assessore Doria una delibera del consiglio dell’ottobre 2020 che sottolineava che qualsiasi disegno di sanità pubblica non può prescindere dalla centralità della persona. Qualsiasi riforma deve passare attraverso il concetto chiave dei diritti delle persone. La crisi profonda della sanità dura da almeno 10 anni e questo mette dentro tutti i governi regionali. C’è una parte politica che ha perso le elezioni sulla sanità e c’è l’attuale governo che ha dimostrato il totale fallimento della politica sanitaria cacciando via l’assessore alla sanità. Sono dati politici inequivocabili”. “Rispetto alla nostra delibera del 2020 la situazione si è aggravata – ha proseguito Sanna -. Liste d’attesa interminabili, prevenzione che va a farsi benedire, interventi chirurgici che saltano sistematicamente. La politica ha pesantissime responsabilità, ma c’è anche un problema organizzativo. È discutibile l’utilizzo dei medici in affitto, vanno bene gli ospedali intermedi, ma non abbiamo il personale per farli funzionare, e vanno bene anche gli ambulatori straordinari di sanità territoriale. Ai comuni non è affidata l’organizzazione del servizio sanitario, ma i sindaci devono occuparsi della salute dei cittadini e devono essere più energica, attente, professionale e propositiva, anche attraverso l’azione dei distretti sanitari”.

“Il problema della sanità è un problema ben più ampio non è quello degli ultimi 3 anni o solo di questo territorio – ha detto Maria Obinu (PD) -. La primissima criticità è quella del personale: mancano medici di base, pediatri e specialisti in tutta l’isola. Anche nella sanità bisogna adottare sistemi che vincolino la presenza dei vincitori nelle sedi per le quali hanno vinto il concorso e si deve incentivare la presenza dei medici di base nelle sedi disagiate e disagiatissime. Oggi c’è la corsa a lavorare nel privato, dove non ci sono i turni di notte e le urgenze e dove l’attività è programmata. Negli ospedali manca il personale e ci sono turni massacranti”. “L’assessorato regionale intende procedere alla nomina dei primari – ha concluso Maria Obinu -. Va bene, ma prima di nominare i generali occorrerebbe reclutare i soldati”.

“La nostra provincia negli ultimi 10 anni ha visto scendere la popolazione residente, nella fascia di età 18-50 anni, di 14 mila unità, diventando sempre più povera nella fascia più produttiva della popolazione – ha sottolineato Francesca Marchi (Oristano più) -. E una provincia sempre più povera di bambini e adolescenti: nascono 5 bambini ogni 1000 abitanti. È inevitabile lo squilibrio generazionale ed è altrettanto inevitabile l’aumento delle necessità di assistenza sanitaria. È una provincia sempre più vuota e sempre più anziana dove vengono smantellati i servizi essenziali nonostante si parli di lotta allo spopolamento. Il diritto alla salute è calpestato e negato continuamente. Quando si smantella la rete sanitaria territoriale è inevitabile che le conseguenze si ripercuotano sul San Martino che però è allo stremo nonostante il duro lavoro degli operatori”. “Oristano ha la stessa dignità delle altre città sarde – ha proseguito -. Occorre invertire la rotta sull’innalzamento dei finanziamenti alla sanità privata per favorire quella pubblica. La situazione è tragica ed è destinata a peggiorare se non si inverte la rotta. L’autonomia differenziata peggiorerà le cose”.

“Comitati e associazioni sono stanchi, come tutti i cittadini, di promesse e di liste vuote della spesa – ha puntualizzato Carla Della Volpe (Oristano più) -. I cittadini aspettano soluzioni e atti concreti. Mancano pediatri e medici di continuità assistenziale, l’ospedale non ha un solo reparto che non abbia carenza di organico: in particolare anestesia, ma anche il Pronto soccorso, dove solo la buona volontà degli operatori garantuisce la gestione delle emergenze, e medicina dove la situazione è sempre più grave (nell’ultimo anno sono andati via 12 medici). Assessore vada in ospedale e parli con i medici, bisogna fare i concorsi per area e vincolare la presenza dei medici nelle sedi. Si fa politica per interessi collettivi e non di parte e gli errori sono stati fatti da tutte le parti politiche. Occorre riequilibrare la spesa sanitaria tra province”

Per Umberto Marcoli (Oristano più) “il Consiglio, oggi, ha l’occasione di confrontarsi e fare presenti le gravi condizioni della medicina ospedaliera e territoriale. Siamo stati abbandonati con reparti ospedalieri chiusi (emodinamica) e altri al collasso (chirurgia), altri ancora in condizioni molto precarie e difficili: oncologia, anestesisti e pronto soccorso. È sconfortante sapere che 700 medici andranno in pensione nei prossimi anni. In questo contesto in cui si parla di autonomia differenziata sarebbe utile rafforzamento dei nostri poteri perchè dal 2006 il bilancio della sanità è totalmente a carico della regione, ce lo paghiamo noi cittadini sardi, ma il diritto alla salute è sancito dalla costituzione. Il punto più critico è il reclutamento del personale medico, di cui beneficiano Cagliari e Sassari a discapito delle sedi periferiche. Ogni azienda dovrebbe ritornare a reclutare e gestire il personale in base alle sue esigenze e occorrerebbe obbligare la permanenza dei vincitori di concorso nelle sedi per almeno 5 anni. Vanno, inoltre, ridefiniti i rapporti tra ospedale e casa di cura per collaborare sull’abbattimento delle liste d’attesa”.

Secondo il Consigliere delegato alla sanità Paolo Angioi (UDC) “la debolezza del sistema sanitario, accentuato dalla diminuite risorse finanziare, è stato drammaticamente evidenziato dalla pandemia. La popolazione in Italia è in costante decrescita, Sardegna, Oristano e provincia, sono punte avanzate di questo fenomeno, con una aumentata mortalità e un forte calo delle nascite. A questo si associa l’aumento dell’aspettativa di vita con un rapporto sempre più alto di malattie croniche e degenerative a cui non corrispondono risposte adeguate sul fronte sanitario”.  Analizzando le cause della crisi, Angioi ha citato il “blocco del turn over, l’aumento dell’età media del personale sanitario, l’imbuto formativo causato dall’esiguo numero di borse di specializzazione, la riduzione delle capacità delle strutture ospedaliere. Così è saltato il rapporto domanda offerta delle prestazioni sanitarie. Il servizio sanitario nazionale è stato sotto finanziato per decenni e a fronte di questa condizione il cittadino o paga di tasca proprio o rinuncia a curarsi. Mediamente ogni famiglia spende 2000 euro di tasca propria per le proprie cure. Occorre integrare tutta le forza lavoro disponibile per superare questa crisi di sistema, anche utilizzando la sanità privata, ma bisogna rivedere contratto di lavoro dei medici, abbattere il numero chiuso nei corsi universitari e favorire l’accesso alle scuole di specializzazione”.

“I problemi della sanità sono diventati sempre più gravi, soprattutto quelli dell’ospedale e poi quelli dei servizi sanitari territoriali, con carenza di medici e infermieri a causa di cattiva programmazione e gestione dell’esistente – ha denunciato Giuseppe Obinu (PD) -. Il servizio di anestesia in pochi anni ha dimezzato il personale medico. È un miracolo se si riesce a salvare i turni, non si garantiscono gli interventi programmati e le consulenze sono possibili solo grazie agli interventi da Cagliari e Sassari. Suggerisco una moratoria sui concorsi: per i prossimi 3 anni dovrebbero essere fatti solo per la periferia, e i vincitori si potranno trasferire a Cagliari e Sassari solo dopo un anno. Suggerisco, inoltre, incentivi al personale che vuole rimanere, con retribuzione pari a quella dei medici che vengono da fuori, il potenziamento del servizio di cure palliative e triplicare i posti all’hospice che consentirebbe di liberare posti in ospedale”.

L’Assessore Carlo Doria, che in apertura di seduta aveva annunciato l’aumento di un terzo delle immatricolazioni di medicina nelle università sarde con 90 posti in più a Cagliari e 60 a Sassari, ha quindi riposto alle tante sollecitazioni emerse durante il dibattito.
“Sottoscrivo l'affermazione sulla centralità della persona – ha detto -. La salute non è di destra né di sinistra e chi la amministra deve farlo nell’interesse dei pazienti e di chi la eroga, rispettando la centralità della persone e i diritti dei cittadini. Sul ruolo della sanità privata convenzionata e di quella pubblica evidenzio che io sono assertore della sanità pubblica. Ma non è vero che il tetto dei finanziamenti alla sanità privata convenzionata aumenta. Il privato convenzionato ha un tetto di 103 milioni di euro l’anno previsto dalla spending review e non si aumenta niente. Il privato convenzionato deve essere complementare al pubblico, fornire servizi di lunga degenza, di riabilitazione o di chirurgia, dove serve che ci sia, anche in funzione dell’invecchiamento della popolazione e delle esigenze specifiche. Queste sono situazioni che si trascinano da 30 anni. Prima non ce ne rendevamo conto perché avevamo un esercito di medici molto più numeroso di quello di oggi. Nelle periferie mancano i medici di medicina generale, prima ne avevamo 1500 e oggi siamo a 979: utilizziamo le stesse regole di cinque anni fa, il parametro di un medico ogni 1000 pazienti, che però oggi non funzionano più”.
Per l’assessore regionale “l’ospedale è una faccia della medaglia, l’altra è il territorio. Il Pronto soccorso rappresenta per i cittadini, non solo sardi, il ricettacolo di salute, il baluardo di risposta a un problema. Questo perché abbiamo un’organizzazione territoriale ferma al 1978, ma con meno medici-soldati a causa del blocco del turno over nella pubblica amministrazione che ha portato alla sterilizzazione di intere discipline universitarie ed questo è il motivo per cui oggi mancano, ad esempio, i pediatri. È il motivo per cui oggi stiamo investendo risorse per scuole di specializzazione per pediatria e chirurgia pediatrica. Il COVID è stata la cartina tornasole che ha scoperchiato una macchina fragilissima regionale. Oggi ci sono 257 borse di scuole specializzazione, l’Assessore Arru ne aveva messo 25, il taglio dei posti di terapie intensive risalgono all’Assessore Dirindin. È stata fatta una politica di risparmio pericolosa. Il conto lo stiamo pagando oggi”.
L’Assessore Doria ha quindi indicato alcune soluzioni: “Partendo dal fatto che non si può vincolare permanenza nelle sedi per cui si bandiscono i concorsi, lo si può fare solo a livello nazionale, e dal fatto che i medici italiani sono tra i più sotto pagati d’Europa, bisogna rendere più attrattive le sedi periferiche con incentivi economici e con figure apicali capaci di creare una scuola e attirare giovani che hanno voglia di formarsi”.
“Oristano è una fucina di idee – ha proseguito -. Partendo da una situazione di criticità (quella di medicina generale) abbiamo messo in campo un rimedio temporaneo con incentivi per i medici di medicina generale, alle guardie mediche, ai dirigenti medici e anche a quelli andati in pensione, per andare a coprire le sedi carenti. Sono arrivate 90 domande che ci consentiranno di coprire le sedi carenti”.
Sull’ospedale Doria ha ribadito che si tratta di un baluardo a cui i cittadini si rivolgono per le carenze della sanità territoriale: “Ci si rivolge all’ospedale perché si salta la guardia medica, che è una figura che va adeguata ai tempi moderni, utilizzata con l’ausilio di specialisti che si avvicinano ai territori, attraverso la telemedicina, nel quadro di una riorganizzazione territoriale. I codici bianchi e verdi non devono andare al Pronto soccorso, ma oggi questo avviene perché i cittadini saltano il ricorso alle guardie mediche. Va dunque riorganizzata la sanità territoriale, con case e ospedali di comunità che gestiscono i malati cronici e i codici bianchi e verdi, riducendo la pressione sugli ospedali che ritornano alla loro funzione ottimale”.

Galleria immagini

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento

16/03/2023, 15:30