L'intervento del Presidente della Provincia Mario Diana per la visita della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

Il Sindaco Antonio Barberio Signor Presidente della Repubblica, Ci sentiamo vivamente onorati della Sua presenza in Oristano, rappresentando

Data:
03 febbraio 2004

Il Sindaco

Antonio Barberio

Signor Presidente della Repubblica,

Ci sentiamo vivamente onorati della Sua presenza in Oristano, rappresentando la Comunità Cittadina che con affetto Le porge il più affettuoso Benvenuto nella terra di Eleonora, giudice e legislatore, la cui opera ha segnato la storia della Città e, con essa, quella dell’Isola.

Mentre la Città si approssima a festeggiare il trentennale dalla Istituzione del Capoluogo di Provincia, Oristano città dei Giudici, Oristano capitale del Regno degli Arborea, legge nella felice ricorrenza odierna il segno di un rinnovato slancio, rendendo in noi ancor più vivo l’impegno ad onorare il patto con i Cittadini.

Il nostro auspicio è che l’unità della Nazione, nel rispetto delle identità che la compongono, possa concretizzarsi in una dimensione europea davvero propizia al benessere delle nuove generazioni, qui rappresentate dagli Studenti Nostri Ospiti, eredi dei valori patriottici e costituzionali.

Oristano guarda al futuro nella consapevolezza dei problemi e delle difficoltà che non è nostra intenzione sottacere.

Siamo consapevoli della necessità di adeguare i nostri sforzi alle istanze della società contemporanea, una società complessa, talvolta scossa dalle dinamiche globali, e che, anche per questo, reclama alla politica

tempestività nelle risposte,

efficacia nella programmazione,

efficienza nella soluzione dei problemi.

Questo sforzo coinvolge tutta la Comunità Nazionale e questo obiettivo sappiamo stare a cuore al Presidente della Repubblica.

Di ciò vogliamo ringraziarLa, consci che anche Oristano può guardare con più ottimismo al futuro, valorizzando pienamente la centralità geografica che la contraddistingue, al centro dell’Isola, nel cuore del Mediterraneo, nella virtuosa posizione baricentrica che ne fece baluardo dei sentimenti autonomistici, senza contraddizione con la sua identità di capoluogo tra i Capoluoghi d’Italia.

Il processo federalista in atto, sulla base della modifica del Titolo V della Costituzione, ci vede impegnati in un rilevante sforzo di programmazione.

Questo impegno è volto ad accelerare lo sviluppo delle potenzialità di una Città capace di sintetizzare le prerogative dell’intera Provincia, facendosi carico delle necessità della popolazione studentesca, della burocrazia, dei corpi sociali e delle rappresentanze che vi gravitano stabilmente.

Certo, occorre potenziare questa vocazione, attraverso una rapida accelerazione sul fronte infrastrutturale.

Ciò consentirà ad Oristano di farsi chiave di volta di un Sistema, davvero capace di sintetizzare le peculiarità che contraddistinguono le nostre vocazioni.

La scommessa universitaria,

la valorizzazione zootecnica della pianura e della montagna,

le produzioni di nicchia nell’agroalimentare,

i significativi investimenti nel settore Ambiente,

la creazione di un turismo eco-compatibile, capace di coniugare ed attrarre la libera iniziativa con l’impegno del capitale umano delle nuove generazioni,

rappresentano indubbiamente le sfide non rinviabili ed a noi più prossime.

Lo stesso decentramento amministrativo rende opportuno il potenziamento delle risorse appannaggio degli Enti locali, non ultimo considerando l’immediata responsabilità amministrativa che ci investe sul fronte

della tutela dell’ambiente,

del sostegno ai ceti deboli e svantaggiati,

della salvaguardia della sicurezza,

condizioni preliminari, a garanzia della qualità di vita degli anziani, dei soggetti disagiati e della famiglia.

La centralità di quest’ultima appare evidente, specie nell’ottica di un virtuoso processo di modernizzazione delle competenze e degli investimenti, nei settori commerciale e dell’ artigianato di alta qualità .

Molti, positivi passi in avanti si compiono nella direzione di una maggiore interlocuzione fra soggetti istituzionali e privati, convinti come siamo che - proprio nella condivisione di programmi e finalità - le nostre capacità possano trovare più concreta realizzazione.

In questo senso, siamo pienamente consci delle opportunità che ci offre l’Europa, pur nella faticosa e non sempre indolore transizione che accompagna il processo di consolidamento e di allargamento dell’Unione.

La nostra insularità,

la nostra collocazione mediterranea,

il valore etico della solidarietà

sono pienamente iscritti nel bagaglio identitario che - come Sardi – ci ha visto partecipi, senza soluzione di continuità, nelle grandi sfide

dell’Unità nazionale,

del regionalismo autonomistico,

e di un Europeismo coraggioso e maturo.

Questo è accaduto anche e soprattutto nelle scelte più difficili e risolute, come attesta l’orgogliosa partecipazione dei nostri Fanti,

in passato , alle lotte per il raggiungimento dell’Unità nazionale;

oggi, alle Missioni Internazionali di Pace, con un eroico e indimenticabile contributo di sangue.

Per questo, come Italiani e come Sardi - nell’Europa delle città e delle Patrie, grandi e piccole - Le siamo grati per la sensibilità che contraddistingue il Suo operato, nel raccomandare il rispetto dei valori dell’integrazione e della identità nazionale.

Essi rendono la Comunità - alla quale tutti apparteniamo – un sodalizio civile

vivo,

robusto

unito,

e perciò capace di rinnovarsi e di allargarsi , rinvigorendo il vincolo che ci lega alla comunità degli emigrati, «riannodando con pazienza i fili dell'affetto e della simpatia con le seconde e le terze generazioni» come Lei stessa ha detto, a Reggio Emilia, nella recente Celebrazione del Tricolore Nazionale.

Appunto per questo, non consideriamo un’involontaria scelta semantica il rinnovato riferimento alla parola Patria – di certo non casuale - che differenzia i Suoi Discorsi.

Anche di ciò Le siamo grati, perché questo rende ragione dello sforzo che le generazioni passate hanno intrapreso servendo lo Stato,

al di là delle personali scelte di appartenenza politica,

vieppiù considerando i valori di libertà e di sussidiarietà di cui l’Italia si farà apportatrice, nell’auspicata scrittura della Carta Europea .

Il Nostro augurio è che in essa possano trovare degna traduzione i diritti allo sviluppo delle Regioni insulari, le quali riassumono, con la loro storia, la vocazione mediterranea

che ci contraddistingue come Italiani,

che sarà Nostra cura mantener viva,

facendone strumento per il soddisfacimento delle aspirazioni delle Comunità locali, in nome di una nuova cultura dello sviluppo , in nome di un nuovo sviluppo nella ricerca e nella cultura .

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Ultimo aggiornamento

23/03/2022, 09:31