L'intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in visita a Oristano

Oristano - Teatro "Antonio Garau ", 3 febbraio 2004   Signor Presidente della Regione Sardegna, Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Oristano, Signor

Data:
03 febbraio 2004

Oristano - Teatro "Antonio Garau ", 3 febbraio 2004

 

Signor Presidente della Regione Sardegna,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Oristano,
Signor Sindaco di Oristano,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità militari, civili e religiose,
Cari Sindaci della Provincia di Oristano,
Signore e Signori,

sono trascorsi ormai più di tre anni dalla mia prima visita ufficiale quale Presidente della Repubblica alla vostra Regione, alle Province di Cagliari e Nuoro; solo pochi mesi dalla più recente delle visite private, da quella vacanza estiva che mia moglie ed io trascorriamo serenamente da più anni in terra sarda, anzi, fra terra e mare di Sardegna. I vostri gentili discorsi, e il primo incontro con la vostra popolazione, hanno rinnovato in me quel calore di sentimenti che nutro per la Sardegna, e per la gente sarda. 
Essi non nascono soltanto dalla ovvia ammirazione per le bellezze naturali dell'isola, ma anche dal rispetto che nutro per come voi riuscite a essere, spontaneamente, così fortemente sardi, e insieme così fortemente italiani. 
L'incontro che avrò con gli uomini della Brigata Sassari, che ha dimostrato nella impegnativa missione in Irak la vitalità delle sue nobili tradizioni patriottiche, sarà una nuova occasione per confermare la forza dei sentimenti che mi legano alla Sardegna, e la Sardegna all'Italia.

Nel discorso che pronunciai a Cagliari tre anni fa ricordavo l'espressione usata, in una mia visita di lavoro del 1998, dall'allora Sindaco della città: egli auspicava che la nascita dell'euro non significasse, per la Sardegna, soltanto il passaggio " da periferia dell'Italia a periferia dell'Europa" . E' una preoccupazione che può riproporsi qui a Oristano: in questa città dal passato glorioso, che con la trecentesca "Carta de Logu " di Eleonora d'Arborea, di inaspettata modernità, ha lasciato un segno nella storia delle istituzioni di governo europee; ma che, volta com'è a Occidente, guardando lontano verso Francia e Spagna, può apparire come una delle estreme "periferie" d'Italia. 
E tuttavia, grazie alla sua centralità, come qui è stato detto, nel Mediterraneo, può anche definirsi una frontiera avanzata dell'Italia. Questa particolare condizione, e gli svantaggi e vantaggi che ne derivano, inducono a una riflessione. 
Essa nasce anche dalla brevità del viaggio che ho appena compiuto da Cagliari, dove ho inaugurato, con vera soddisfazione, gli edifici della nuova aerostazione.

E' un luogo comune, ma è verità, osservare che le distanze, nel corso della nostra vita, si sono molto accorciate. Non annullate, questo no: fra la costa sarda che guarda all'Italia, e la costa sarda, la vostra, che guarda a opposti e più lontani orizzonti, rimane una diversità geografica, che può contribuire a produrre diversi ritmi di sviluppo. 
Occorre perciò riflettere su come possano vincersi condizioni naturali di svantaggio, o addirittura volgerle a proprio favore, e su come possa impostarsi, in ogni territorio, il giusto, specifico "modello di sviluppo" . Nei discorsi che abbiamo appena ascoltato, anche di questo si è parlato. 
Gli Oristanesi sono unanimemente riconosciuti come gente calma, paziente, che apprezza e pratica i valori tradizionali di una società dove è forte il senso della famiglia, dove la qualità della vita è alta, e dove vi è rispetto reciproco, come delle Forze dell'Ordine e delle istituzioni. La pazienza è una virtù: ma pazienza non vuol dire accontentarsi di ciò che si ha. 
Non è certo questo lo stato d'animo dominante, in questa Regione come altrove nel nostro Paese, e in un'Europa che affronta, unita e pacifica come mai prima, le sfide di un'epoca di grandi trasformazioni.

Tutti vogliamo cambiare in meglio. Sulla base di una ormai lunga esperienza di visite alle Province italiane, diverse tra loro, eppure vicine per i problemi, come per l'ansia e la volontà di progresso, si può tentare una riflessione sui principali fattori dello sviluppo: riflessione in cui siete, del resto, già impegnati, come mi dicono i vostri discorsi. 
Metterei al primo posto la capacità di riconoscere correttamente la propria identità, la propria vocazione naturale, diversa da luogo a luogo, e di definire il percorso di sviluppo che a essa meglio si addice. 
Molto è cambiato, nel nostro modo di pensare, rispetto a venti o trenta anni fa, quando una massiccia industrializzazione, spesso sostenuta da denaro pubblico ed esercitata da imprese di Stato, era vista come il trampolino di lancio della modernizzazione. Oggi diamo, di quella scelta, un giudizio che ne riconosce le luci come le ombre. Ogni momento storico richiede soluzioni diverse, strumenti diversi. 
L'Italia è, beninteso, uno dei massimi Paesi industrializzati d'Europa e del mondo, con specializzazioni produttive, in settori tradizionali come nelle nuove tecnologie, che la rendono competitiva sul mercato globale in cui tutti operiamo.

Ma molti territori hanno scoperto di poter seguire anche altri percorsi di sviluppo, sfruttando risorse naturali in passato trascurate, o sottovalutate. In qualche caso, e può essere anche il vostro, lo stesso ritardo del processo di industrializzazione ha contribuito a mantenere intatti paesaggi naturali e umani che oggi attirano folle di visitatori. Le nuove attività legate al turismo spesso conducono anche a una rivalutazione e crescita di attività artigianali e di prodotti agricoli tradizionali. 
Tuttavia, occorre far conoscere queste risorse, come le bellezze naturali, o il vostro clima meraviglioso; occorre imparare a "venderle", attirando visitatori, risorse, investimenti. Occorre creare le condizioni materiali e istituzionali che ne favoriscano la valorizzazione, ponendo attenzione a non danneggiarle. E un'attenzione particolare deve essere rivolta ai piccoli Comuni, che qui come altrove rischiano lo spopolamento. 
E' interesse nazionale salvare quella fitta rete di insediamenti urbani minori, custodi di un ricco patrimonio architettonico e di antiche tradizioni di civiltà, che rendono unica l'Italia.

Contemporaneamente, si sta rivalutando, un po' in tutta Italia, da Trapani a Belluno, per citare alcune recenti tappe del mio viaggio in Italia, l'importanza di un'agricoltura che sfrutti pienamente, elevando la qualità dei suoi prodotti, sia i naturali vantaggi di clima, sia la ricchezza delle tradizioni locali, divenendo una fonte di reddito paragonabile per importanza all'industria o ai servizi. Mi recherò, nel corso di questa mia visita alla vostra Provincia, ad Arborea, da tutti additata a modello di gestione cooperativa della produzione e valorizzazione del latte e dei latticini. 
All'origine dello sviluppo vi sono poi fattori che definirei "non materiali" . Anzitutto, la capacità di iniziativa imprenditoriale. Questa va coltivata; ed è abitualmente legata alla vitalità degli istituti scolastici, a tutti i livelli, fino a quelli universitari, e alla capacità di dar vita a un rapporto di collaborazione fra imprese e scuola. 
Anche l'acquisizione di un polo universitario legato alle esigenze del territorio si rivela spesso come un vero e proprio volano della crescita. Mi hanno parlato molto bene dei vostri giovani, della loro serietà nello studio, nell'approccio alla vita; vanno aiutati ad acquisire le conoscenze che possono meglio prepararli a una fruttuosa vita di lavoro. E va combattuto il fenomeno dell'abbandono scolastico. Queste sono le premesse della lotta alla disoccupazione giovanile.

E' poi determinante la capacità di coordinare le iniziative imprenditoriali con l'azione delle istituzioni responsabili, a vari livelli, della pubblica Amministrazione. Non basta disporre di autonomie locali di governo. Occorre saperle utilizzare al meglio: evitando sprechi; prestando eguale attenzione alle esigenze del territorio in tutte le sue articolazioni; creando, con le opere pubbliche necessarie, condizioni propizie allo sviluppo di nuove imprese. 
A tal fine, ci vuole stabilità e continuità nella gestione della cosa pubblica; impegno nella scelta degli obbiettivi ; tenacia nel perseguirli. 
Le Regioni a statuto speciale come la Sardegna, con la loro esperienza dell'autonomia, debbono proporsi di essere esempio positivo per le Regioni che stanno ora acquisendo più vaste responsabilità, in questa fase di riforme ispirate al "federalismo solidale" : fase delicata e importante per la storia istituzionale della nostra Repubblica "una e indivisibile" - non dimentichiamolo mai - in tutte le sue articolazioni. 
Da questi fattori "immateriali" dello sviluppo dipende la capacità di dotare il territorio di quelle infrastrutture materiali, come le vie di comunicazione, spesso determinanti per promuovere il cambiamento e la crescita economica.

Ho già detto del nuovo grande aeroporto di Cagliari. Gli aeroporti sono importanti - e conosco i vostri progetti per quel che riguarda lo scalo aeroportuale di Fenosu ; ma non sono meno importanti le vie di comunicazione stradali o ferroviarie in una Regione come la Sardegna, dove le distanze rimangono grandi soltanto se le strade e le ferrovie sono antiquate e inadeguate. 
E poi ci sono le vie del mare, più che mai rilevanti non solo per la vostra isola, ma per tutta l'Italia, grande molo dell'Europa che avanza nel cuore del Mediterraneo. Nello sviluppo delle "autostrade del mare" il ritardo è ingiustificabile, visto come è fatta la penisola, e l'intasamento delle vie di comunicazioni terrestri. 
L'entrata in funzione del porto dei containers di Cagliari è un grande passo nella giusta direzione. Questo problema è importante anche per Oristano, col suo porto che svolge già una significativa attività mercantile e che, guardando a Occidente, a Tolone, Marsiglia, Barcellona, può diventare uno snodo importante delle "autostrade del mare" . 
Ho ricordato alcuni fra i fattori della crescita di cui occorre tener conto in ogni realtà territoriale. Oltre a tutto questo, ci vuole poi il fattore fra tutti più impalpabile, ma determinante , che è la fiducia: fiducia nelle istituzioni, ma prima di tutto fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità.

Prima di concludere non posso non esprimere tutta la mia solidarietà al Presidente Diana, e al Senatore Ignazio Manunza , per gli ignobili atti di intimidazione di cui sono stati bersaglio, con la certezza che ciò non ridurrà, ma semmai accrescerà, il loro impegno civile. 
Rivolgo, infine, a tutti voi un forte augurio di buon lavoro e di successi. Viva la Sardegna! Viva l'Italia, nostra Patria!

 

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Ultimo aggiornamento

23/03/2022, 09:31